Dedicato alla memoria di Igor’ Tal’kov...
Biografia

Igor’ Vladimirovich Tal’kov nacque il 4 novembre 1956 in una famiglia povera nella città di Shekino, nella regione di Tula, a 7 chilometri da Yasnaya Polyana. Il nonno ed il padre erano moscoviti da generazioni, ma Igor’ nacque a Shekino per via del fatto che il padre era un perseguitato politico: per 12 anni fu internato in Siberia, ad Orlovo-Rozovo. Quando ritornò dalla Siberia nel 1953, gli fu impedito di vivere nella capitale. Per questo si stabilì in questa cittadina a circa 200 km da Mosca. Igor’ Tal’kov era un bambino allegro. L’immagine classica di quel periodo di fanciullezza è quella di “un bambino dai capelli rossi, in camicia a maniche corte e pantaloncini corti, molto socievole, e sempre sorridente. In pratica un bimbo buono e pieno di gioia di vivere”. Tal’kov iniziò molto presto a comporre versi. Già da bambino scrisse le sue prime strofe. Negli anni della scuola iniziò a manifestare una certa propensione per il pensiero filosofico, riguardo soprattutto al senso dell’esistenza umana e più in generale del mondo. Tali concetti si svilupparono in età adulta nei componimenti dell’autore. Il talento artistico vero e proprio, tuttavia, si sviluppò solo negli anni dell’adolescenza. A quell’età Igor’ già suonava il pianoforte e la chitarra. Tra l’altro, imparò a suonare il piano da autodidatta. Egli terminò però le scuole musicali specializzandosi in fisarmonica. In seguito, Igor’ imparò anche a suonare il basso, il violino ed altri strumenti musicali. Terminati gli studi obbligatori, Igor’ si trasferì a Mosca per entrare nell’accademia teatrale, ma non superò l’esame di letteratura, in quanto ignorava il testo di uno dei capolavori del socialismo reale, il romanzo di Gor’kij “Madre”.

Attorno al 1973 iniziò a comporre canzoni, lavorando nel contempo in diversi gruppi come batterista, chitarrista e tastierista.

Venne così il tempo del servizio di leva. Fu proprio durante il servizio militare che Tal’kov cominciò a comprendere seriamente alcuni aspetti della vita. L’esercito è l’immagine stessa del governo di uno stato. Tal’kov si rese conto delle condizioni pietose dell’esercito sovietico, e lentamente si rese conto dei meccanismi e delle condizioni del governo del paese. Iniziò ad interessarsi a questioni storiche, al passato del paese, e questo gli aperse gli occhi sulla realtà delle condizioni politiche del tempo. Infatti, negli anni della gioventù, Tal’kov aveva creduto incondizionatamente agli ideali del comunismo, ed i genitori fecero tutto il possibile per non turbare questa sua fede. Per lui fu quindi molto doloroso il processo che lo portò a scoprire la natura menzognera degli ideali ai quali aveva ispirato la propria gioventù. Altrettanto traumatica fu per lui la ricerca di nuovi ideali ai quali ispirare la propria esistenza, e assai determinata la sua protesta nei confronti di chi era colpevole di aver trasformato il prima potente Impero Russo in una entità privata dello sviluppo avuto dalle altre nazioni capitalistiche, sviandola dal proprio naturale percorso di sviluppo. Dopo il servizio militare collaborò con diverse band, tra cui “Aprel”, “Kaleidoskop”, “Vechnoe Dvizhenie”. Lavorò anche come arrangiatore per diversi altri gruppi. Collaborò anche con il teatro musicale di Margarita Terekhova. Fece altresì numerosi tentativi di creare un proprio gruppo musicale, proponendosi in veste di cantautore, ma sempre senza successo. Il Comitato Artistico Governativo spiegò questo insuccesso col fatto che Tal’kov non era membro dell’Unione Compositori, non era laureato e non aveva neppure una formazione musicale adeguata. Nel 1986 Tal’kov entrò a far parte del gruppo “Elektroklub”, guidato da Tukhmanov, con la speranza che questi lo avrebbe aiutato a sfondare come cantautore, ma in realtà gli fu concesso solo di cantare i brani di Tukhmanov. Alla fine uscì dal gruppo. Però, riuscì ad entrare nel “Dosug” del quartiere di Perovo, e lì iniziò a proporre i propri brani, anche con 2-3 programmi diversi. E in qualche modo iniziò il successo. Senz’altro, un buon aiuto lo diede la canzone “Chistye Prudy”, anche se Tal’kov era deluso dal fatto che il successo fosse arrivato proprio con questo brano e che la gente lo considerasse come un “paladino del canto melodico”. Ai concerti il pubblico richiedeva all’unisono “Chistye Prudy”, e quando egli iniziava a cantare altro, le “sue” canzoni pungenti, la maggior parte del pubblico finiva per annoiarsi.

Tal’kov fu un personaggio sincero e buono. La soddisfazione massima era per lui quella di rendere felici le persone e di aiutarle. Era sempre pronto con gioia a donare l’ultimo rublo o l’ultima camicia (nel senso letterale del termine) con un unico obiettivo: togliere una persona da una situazione difficile e tranquillizzarla. Tal’kov non ebbe mai veri amici, benché a loro servisse fortemente. Si fece carico di fatiche colossali, di responsabilità immense, con l’unico obiettivo di far aprire gli occhi alla gente sulla situazione reale del Paese. “Il nostro popolo, dimenticato ed allo sfacelo, deve essere svegliato, svegliato a tutti i costi”, diceva sempre. Aveva un senso innato della sofferenza. Il destino della Russia lo scuoteva. Una volta comprese la verità e le cause della sua tragedia, semplicemente “non poteva tacere”, sperando di migliorare le cose. Basta guardare nei suoi occhi mentre cantava “Rossija” per comprendere tutto ciò.

Tal’kov era costantemente di fretta.
– Dove corri Igor’?
– Potrei non fare in tempo.
Evidentemente sentiva dentro di sé la prospettiva della sua triste fine, e cercava di fare in tempo come poteva a comunicare tutto ciò che aveva dentro. Allo stesso tempo voleva, affinché le sue canzoni raggiungessero il maggior numero di persone, essere attuale nello stile ma allo stesso modo efficace nel messaggio. Tal’kov letteralmente si bruciava sulla scena, ed ebbe sempre grande successo nei concerti. Non fece mai fiasco. Anche quando il pubblico era particolarmente freddo, o quando c’erano problemi di natura tecnica, riusciva sempre a portare a casa il successo.

Aveva una grande proprietà di linguaggio, poteva parlare per ore ai suoi spettatori, senza che questi si stancassero di ascoltarlo. Le persone uscivano dai suoi concerti felici, ed in alcuni casi addirittura rinnovati. Egli riteneva che il popolo russo fosse come inebetito dal martellamento della propaganda: in alcune teste la propaganda menzognera era ormai talmente radicata che non era più possibile riportarle a ragionare in modo corretto; e questa era la parte di pubblico ormai persa. Ma alla rimanente parte, occorreva dire tutta la verità, ed avrebbero ricominciato a potere pensare liberamente. All’inizio di ogni concerto egli faceva delle brevi divagazioni storiche, affinché il pubblico potesse inquadrare correttamente ciò che stava avvenendo sulla scena. Rammentava i tempi in cui la Russia era una potenza dominatrice, ricordava le gesta valorose del popolo russo, faceva sentire alle persone le proprie radici di nazione, dimostrando che il popolo russo non era un popolo senz’anima e senza passato, ma una grande nazione con un grande passato; e le persone che avevano assistito ai suoi concerti era come se si riappropriassero di un passato ormai perso. Evidentemente, gli ideologi del comunismo, nel corso di numerosi decenni erano riusciti a fare della nazione un pascolo, ponendo dei pastori con la verga in mano a governare un popolo, e spingendolo dentro e fuori dalla stalla come una mandria. Naturalmente questa capacità di Tal’kov non era gradita a coloro che continuavano a trattare il popolo come un gregge di pecoroni o di asini, coloro che erano interessati al fatto che il popolo continuasse a non pensare a nulla, e continuasse a lavorare per il “futuro radioso” che presto sarebbe venuto, ma che evidentemente si era perso nella notte polare e non si vedeva all’orizzonte, chimera di un eterno incipiente sviluppo; e Tal’kov distruggeva tutto questo. In sostanza egli fece quello che nessun altro aveva fatto prima.

Un cambiamento radicale lo portò la trasmissione della canzone “Rossija” sul primo canale televisivo, nel corso del programma “Prima e dopo la mezzanotte”. L’effetto di questa trasmissione fu paragonabile allo scoppio di una bomba. “Rossija” scosse gli animi della gente; immediatamente dopo la trasmissione iniziarono a chiamare in televisione molti spettatori, che letteralmente singhiozzavano nella cornetta. Dopo avere cantato questa canzone in TV Igor’ ebbe un successo colossale, ed incominciarono ad invitarlo in numerosi eventi e festival in giro per il paese. La gente aveva capito che finalmente c’era un cantante russo, al quale era caro tutto ciò che si suole chiamare Patria. Con i suoi concerti girò tutto il paese, ed è difficile trovare un città o una organizzazione che non lo invitò.

Tal’kov fece numerose ricerche storiche, raccolse molta letteratura, al fine di essere perfettamente a conoscenza di ciò che doveva cantare. E tutto questo naturalmente, senza smettere mai di occuparsi di tutte le altre questioni. Appena egli rientrava a casa, nelle sue mani subito appariva qualche libro storico, o qualche edizione censurata, o qualche pagina fotocopiata da qualche pubblicazione vietata in URSS, magari di qualche editore occidentale, o proveniente da qualche archivio storico. Obbligatoriamente due ore al giorno le dedicava a questa attività: sottolineava in matita, trascriveva, in modo da poter poi utilizzare il materiale durante i concerti, o per scrivere nuove canzoni. Egli accumulava continuamente informazioni, ed alla fine le canzoni venivano scritte sempre molto rapidamente, quasi senza accorgersene, come mosso da un impulso interiore. Non scrisse mai nulla che non avesse sperimentato, non scrisse mai nulla su ordinazione. Se qualcosa interiormente lo turbava, immediatamente si trasformava in canzone. E proprio per questo le canzoni giungevano dritte al cuore di questo popolo tanto martoriato: evidentemente essi sentivano richiamate da queste canzoni i propri sentimenti di persone infelici.

Benché Tal’kov non divenne mai un attore drammatico professionista, il destino volle che il suo sogno di poter girare un film come attore si avverasse. Il regista Saltykov ebbe modo di osservare le riprese per il videoclip di “Rossija”, e notò le capacità interpretative di Tal’kov, la spontaneità e l’autenticità del dolore che traspariva dal suo sguardo. Per questa ragione gli propose di interpretare il ruolo principale nel film “Il Principe d’Argento”. Egli accettò con entusiasmo, anche perché il soggetto del film era vicino ai suoi sentimenti. Già durante le riprese del film “Il Principe d’Argento”, il regista Nikolay Stambula gli propose di interpretare un ruolo in un altro film, che sarebbe stato incentrato sui temi del racket mafioso che stava nascendo in quei tempi in Russia, e nel quale Tal’kov avrebbe dovuto interpretare il ruolo di un boss della mafia di media importanza. All’inizio non accettò, temendo di compromettere l’immagine di Tal’kov che era familiare al suo pubblico. Ma in seguito gli fecero comprendere che la bravura di un attore sta proprio nella capacità di interpretare ruoli così differenti: così alla fine accadde che Tal’kov interpretasse contemporaneamente due ruoli diametralmente opposti in due film diversi: un nobilissimo principe ed il capo di una associazione mafiosa.

Tal’kov non solo lavorava contemporaneamente su due set (tra l’altro le riprese erano fatte a Mosca, ad Albino e a Suzdal’), ma allo stesso tempo partecipava a programmi televisivi, lavorava in studio di registrazione, concedeva interviste, dava concerti… Lavorava praticamente 24 ore su 24, non si sa quando dormisse… Dopo una scena nel mezzo di una battaglia coi Tatari, si sedeva a scrivere i versi di una nuova canzone o ne arrangiava una alla chitarra, che portava sempre con se’. Tal’kov arricchì al massimo il proprio programma di concerto, realizzandone una versione teatralizzata che chiamò “Sud” (che in russo significa Tribunale), nella quale venivano giudicati i leader politici sovietici a partire dal 1917 fino all’età corrente. Gli spettatori erano scioccati da ciò che accadeva sul palco. Molte volte furono fatti tentativi di interrompere i concerti: veniva tolta l’energia elettrica o accadevano strane cose agli strumenti. Fu necessario mettere delle guardie nei punti critici delle sale da concerto. Accadde perfino che venisse tolta la corrente a tutto il quartiere in cui si trovava la sala concerti, o che venissero messe in circolazione false voci che Tal’kov non sarebbe arrivato, che il concerto era rinviato, ecc. In poche parole si faceva di tutto per ostacolare la verità, come era sempre stato fatto.

Il concerto si componeva di due parti: la prima, composta di aspre canzoni a tema sociale, era interpretata da Tal’kov in uniforme da ufficiale zarista, riproponendo la gloria del grande esercito russo, ignorato e negato dalla storiografia sovietica. Gli spettatori spesso sostenevano che Tal’kov incarnasse alla perfezione il personaggio di un ufficiale dell’armata bianca. Il suo portamento fiero sulla scena, i movimenti rudi ma allo stesso tempo incredibilmente eleganti, l’espressività del volto, l’intelligenza e profondità degli occhi, la laconicità dei testi, tutto ciò nell’insieme dava al pubblico l’impressione che davanti a loro non si trovasse semplicemente un artista con un costume appropriato, ma un vero ufficiale zarista, trasportato come per miracolo da quei tempi all’epoca attuale. Per questo gli spettatori gli credevano ciecamente, assimilavano ogni parola, erano pronti a pensare, analizzare e trarre conclusioni assieme a lui. Tal’kov offriva agli spettatori la possibilità di ragionare. La seconda parte del concerto era invece più melodica e rilassante. All’inizio del concerto Tal’kov impegnava gli spettatori, per poi offrir loro la possibilità di rilassarsi e riposare.

Fin dalla fanciullezza egli fu interessato al passato del governo russo, leggendo molti libri di storia. Agli ideali degli storici sovietici, che immeritatamente accusavano gli ufficiali dell’armata bianca di crimini contro il proprio popolo, contrappose gli scritti di numerosi grandi letterati russi, nei quali venivano presentate figure di ufficiali bianchi completamente diverse: persone di cultura, oneste e onorabili. Nacquero degli interrogativi. Qualcosa non va. Qualcuno mente. E così, piano piano, leggendo ed analizzando, Tal’kov giunse alla conclusione che il popolo russo veniva tenuto all’oscuro del passato della propria grande Patria. Comprese che questa verità che si stava aprendo ai suoi occhi, doveva essere portata agli animi della gente, spezzando le catene, scuotendo gli animi, risvegliando il popolo dal letargo. Egli sapeva perfettamente che il dialogo di una artista dal vivo coi propri spettatori produce maggiori effetti sulle persone che qualsiasi parola stampata o qualsiasi immagine ripresa cinematograficamente.

Tal’kov sosteneva che le canzoni sono una via diretta al cuore ed alla mente delle persone. La scena per lui era un campo di battaglia, e gli spettatori la sua armata, radunata sotto l’ala delle sue canzoni. Negli ultimi periodi la popolarità di Tal’kov iniziò a crescere inarrestabilmente. I concerti avevano luogo sempre in sale strapiene, e spesso finivano per trasformarsi in vere e proprie manifestazioni di protesta. Egli diventò un leader seguito dai giovani. E questo non poteva essere accettato da quelle forze oscure, alle quali il talento artistico di Tal’kov, come quello di molti altri grandi poeti russi, stava già da tempo di traverso in gola. Igor’ Tal’kov fu ucciso il 6 ottobre 1991 a Leningrado (oggi San Pietroburgo), nella sala Concerti “Yubilejnyj”, nello stesso modo codardo in cui furono uccisi tutti coloro che ebbero il coraggio di chiamare Grande il popolo russo.


Materiale ricavato dal libro “Ya voskresnu i spoyu” (“Risorgo e canto” – Autore O.Yu. Tal’kova, madre del cantante), in vendita presso il Museo Igor’ Tal’kov.

 
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